Il danno renale acuto è associato a un aumento della mortalità a lungo termine dopo chirurgia cardiotoracica
La sopravvivenza a lungo termine dopo danno renale acuto è poco studiata.
Un gruppo di Ricercatori dell’University of Florida - College of Medicine, a Gainesville negli Stati Uniti, ha studiato la relazione tra la mortalità a lungo termine e il danno renale acuto con piccoli cambiamenti nella creatinina sierica durante il ricovero in ospedale per varie procedure di chirurgia cardiotoracica.
Lo studio retrospettivo ha coinvolto 2.973 pazienti senza storia di malattia renale cronica dimessi dall’ospedale dopo chirurgia cardiotoracica tra il 1992 e il 2002.
Il danno renale acuto è stato definito in base alla classificazione RIFLE ( Risk, Injury, Failure, Loss, End stage ) che richiede almeno il 50% di aumento della creatinina sierica e divide i pazienti in 3 gradi di danno renale acuto: rischio, danno e insufficienza.
La sopravvivenza è stata determinata attraverso il National Social Security Death Index.
La sopravvivenza è risultata peggiore nei pazienti con danno renale acuto e proporzionale alla gravità del danno, con un hazard ratio ( HR ) aggiustato di 1.23 per la classe di rischio RIFLE meno grave e 2.14 per la classe RIFLE di insufficienza rispetto ai pazienti senza danno renale acuto.
La sopravvivenza è risultata peggiore in tutti i sottogruppi di chirurgia cardiotoracica con danno renale acuto ad eccezione della chirurgia valvolare.
I pazienti con recupero renale completo dopo danno renale acuto hanno mostrato ancora un aumento dell’hazard ratio aggiustato per morte di 1.28 rispetto ai pazienti senza danno renale acuto.
In conclusione, il rischio di morte associato a danno renale acuto dopo chirurgia cardiotoracica rimane alto per 10 anni indipendentemente da altri fattori di rischio anche nei pazienti con recupero renale completo.
Pertanto, dovrebbero essere presi in considerazione un miglioramento della protezione renale e un follow-up più attento della funzione renale dopo le dimissioni. ( Xagena2009 )
Hobson CE et al, Circulation 2009; 119: 2444-2453
Nefro2009 Cardio2009